Le origini

Non è semplice individuare un riferimento nel passato che abbia caratterizzato e definito il nascere della cittadina di Melfi, specie se questa presenta caratteristiche peculiarmente arcaiche, di fatti le origini di un popolo pre-romanico, in assenza di fatti diretti, si può ricostruire unicamente sulla base di notizie fornite da scrittori storici greci e romani, dai dati toponomastici e archeologici.

Invero, l’origine di Melfi e del suo nome, se pur remota, e’ ancora incerta essendoci più teorie a riguardo.

Fra le varie teorie io preferisco quella dove Melfi sia stata fondata da gruppi di pastori stanziatisi alle falde del Vulture che offriva condizioni favorevoli alla pastorizia, ed abbia preso il nome dal fiume Melfia, che l’attraversa.

Studi e ritrovamenti dimostrano ed affermano tracce di insediamenti umani risalenti al Neolitico, o meglio, la terzo periodo dell’età della pietra, caratterizzato dall’uso di strumenti di pietra levigata, (reperti ritrovati in agro di Leonessa frazione di Melfi).

I primi insediamenti urbani invece risalgono all’età del ferro, sono stati ritrovati reperti negli odierni quartieri di Chiuchiari e conservati nel Museo Nazionale del Melfese e Cappuccini custoditi presso il Museo Archeologico di Taranto.

Alla fine dell’età del ferro, Melfi divenne un’identità organizzata e strutturata, fungendo da anello tra le civiltà Daune, Messape e Itale.

Si pensa che una roccaforte vi sorgesse già in tempi pre-romani, trovandosi sulla direttrice che dal mar Adriatico porta verso l’entroterra montuoso proseguendo fino al mar tirreno.

Dagli Illiri in poi

Nel MC a.C. alle soglie dell’età del Ferro, civiltà Illiriche provenienti dai Balcani occidentali, invasero  l’area costiera   orientale del sud Italia dall’attuale Conero al Salento.

Più etnie componevano questo popolo che si stanziarono: Peucesi (area barese), Dauni (area garganica e foggiana), Messapi (area salentina) ed Enotri (aree interne lucane e Calabresi).

Gli Enotri un ceppo tipicamente nomade si fusero nel loro cammino con le popolazioni indigene stanziandosi una parte al nord della Basilicata nell’area del Vulture ed un’altra lungo la Calabria, ed ebbero per primi il nome di Itali.

Di seguito i Dauni e i Messapi vennero identificati Iapigi dai Greci. Si era circa nel VIII sc. a.C.

Narra Aristotele “divenne Re dell’Enotria un certo Italo, dal quale si sarebbero chiamati, cambiando nome, Itali e trasformandoli in un popolo di agricoltori e dando loro delle leggi istituendo i “sissizi” termie tutt’oggi in uso (Calabria).

Da lui in seguito presero il nome di Itali e Italia i ceppi e le aree dell’estrema parte del sud della penisola.

Tra VIII e IV sc. a.C. le aree controllate dai Iapigi conobbero un pieno splendore, ricordiamo le loro ceramiche, anche le aree interne ne trovarono benefici tra cui Melfi, ecco spiegata la presenza di grandi fornaci in prossimità di Porta Bagno, considerando anche i conflitti che questo popolo ebbe per difendere i territori con le colonizzazioni dei Greci in tutto il sud Italia, Erodoto ci ricorda una sonora sconfitta dei greci nel 473 a.C.

Gli equilibri politici e militari vennero ancora una volta rotti e modificati da un popolo di origine dell’altopiani del Sannio (area situata nel Matese fra Molise-Campania-Puglia), i Sanniti, che nel IV sc. a. C. conquistarono i Iapigi, dominando fino al III sec. a.C. periodo in cui vennero a loro volta sopraffatti dai Romani.

Con l’avvento della conquista Romanica l’intera area inclusa Melfi venne progressivamente abbandonata, provocando un concentrarsi degli abitanti nelle città prospicienti alla nuova via Appia in costruzione che favoriva scambi commerciali e molti abitanti da Melfi si trasferirono a Venosa. 

Con l’avanzata dei Romani nell’Italia meridionale nacque la cittadina di Salerno, che si sviluppava intorno ad un avamposto romano, espandendosi ulteriormente nel 200 a.c. ad opera di Caio Atinio. Area di mezzo, questa che con l’area più a nord della Daunia alle porte di Canosa, i romani cercarono di ostacolare Annibale affidandosi alla tribù locale dei Menenia (Salerno).

Col passare dei secoli, la sua funzione militare cedette il passo a quella commerciale. La città divenne crocevia della Via Appia e Via Popilia o Via Annia, che collegavano Roma alla Lucania e alla Calabria, e di conseguenza divenne un nodo cruciale per i traffici da e per l’Italia meridionale.

Trasformandosi in una città florida ( l’impero di Diocleziano) e centro amministrativo della Bruzio, termine dispregiativo romano che indicava le popolazioni non assoggettate dei Lucani e Calabri.

 

Per tutto il dominio romanico non si hanno più notizie di Melfi, bisogna aspettare l’Alto Medio Evo con la discesa del popolo Longobardo prima e Normanno dopo, ad eccezione di alcuni sprazzi durante il periodo Bizantino,  fosse altro come area di passaggio durante  le invasioni barbariche e la guerra greco-gotica del sec. V, momento in cui l’insediamento melfitano assunse i caratteri di città. Ponendo le basi della conquista da parte dei Longobardi durante i sec. VI – VII.